Rivista "IBC" XX, 2012, 4

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / convegni e seminari, interventi, leggi e politiche

Il comandante dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale illustra i dati sui crimini che colpiscono biblioteche, archivi e musei. E gli strumenti per continuare a contrastarli.
L'Arma contro il furto

Mariano Mossa
[comandante dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale]

Il 21 settembre 2012, a Bologna, nell'ambito di "Artelibro. Festival del libro d'arte", la Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna ha organizzato un convegno dedicato al "Collezionismo librario", in collaborazione con l'Associazione librai antiquari d'Italia (ALAI). Nel corso dell'incontro sono stati affrontati diversi aspetti di un fenomeno che riguarda il mercato antiquario, le vendite all'asta, la passione e la psicologia di chi colleziona libri. Pubblichiamo l'intervento iniziale pronunciato dal generale di brigata Mariano Mossa, che dall'agosto 2102 guida il Comando carabinieri tutela patrimonio culturale.


Considero un privilegio essere presente all'apertura dei lavori di questo importante convegno sul collezionismo librario. L'occasione costituirà un momento di confronto per quanti, con passione e competenza, sono impegnati nel delicato compito di salvaguardare, conservare e valorizzare una parte rilevante del nostro patrimonio culturale.

Da molti anni il Comando carabinieri tutela patrimonio culturale, che ho l'onore di comandare da pochi giorni, si relaziona con le principali associazioni di categoria, tra cui l'ALAI, per assicurare il rispetto delle regole e la liceità degli scambi commerciali in tale delicato ambito.

Preliminarmente mi corre l'obbligo di ricordare a questa qualificata platea l'impegno del Comando nelle attività di prevenzione dei reati. Solo nel 2011 sono stati effettuati circa 2.800 controlli a esercizi antiquariali, commerciali e privati e oltre 650 ai mercati e alle fiere antiquariali, con un incremento, rispetto al 2010, rispettivamente di circa il 12% e circa il 44%. Ben 805 sono state le verifiche alla sicurezza di musei, biblioteche e archivi, con un incremento di circa il 5% rispetto al 2010. Anche per quest'anno, l'impegno del Comando è tale da aver incrementato ulteriormente i risultati ottenuti in passato.

Per l'espletamento di questo delicato compito il personale si avvale di strumenti tecnologici che consentono di verificare, in tempo reale, la provenienza illecita dei beni esaminati, attraverso l'acquisizione delle immagini e la loro trasmissione alla banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti. Tale banca dati costituisce un punto di forza del Comando, in quanto tuttora risulta la più grande a livello mondiale per mole di immagini e dati informatizzati.

Entrata in esercizio negli anni Ottanta e normativamente prevista dall'articolo 85 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004 numero 42), nella Banca Dati trovano oggi collocazione i beni culturali da ricercare, di provenienza sia italiana sia estera, nonché le informazioni relative agli eventi delittuosi collegati. La consultazione può essere praticata anche dagli operatori del Ministero per i beni e le attività culturali attraverso il Sistema informativo degli uffici esportazione (SUE), nonché dalle associazioni di categoria degli antiquari (ALAI, AAI - Associazione antiquari d'Italia, FIMA - Federazione italiana mercanti d'arte).

Al riguardo vorrei doverosamente richiamare l'attenzione sul fatto che nonostante dal 2008 la banca dati sia fruibile dalle citate associazioni di categoria, a oggi risultano effettuate solo 158 interrogazioni. È un dato che appare troppo esiguo rispetto al considerevole numero di transazioni commerciali avvenute nel medesimo arco temporale. Auspico che in futuro tali dati possano migliorare, anche, e soprattutto, attraverso una maggiore diffusione tra gli associati della grande opportunità offerta dal Comando.


Le attività di contrasto ai crimini in danno del patrimonio culturale dimostrano che i furti e gli scavi clandestini rappresentano le tipologie di reato più diffuse, sebbene il dato statistico registrato negli ultimi 5 anni dimostri una progressiva diminuzione degli stessi.

Il furto, in particolare, costituisce una minaccia costante, rivolta principalmente a luoghi chiesastici e alle abitazioni private, specie se isolate o disabitate per lunghi periodi.

Le regioni più colpite negli ultimi anni dai furti risultano la Lombardia, il Lazio e la Toscana. Mentre, Lazio, Sicilia e Campania sono le regioni con il maggiore numero di scavi clandestini.

La criminalità del settore predilige i mercati esteri per "collocare" le opere di maggior pregio artistico, sottratte al patrimonio culturale nazionale. Sul piano internazionale, occorre evidenziare, nel dettaglio, le seguenti attività delittuose:

· commercializzazione di reperti archeologici, clandestinamente scavati in Italia e illecitamente esportati;

· esportazione clandestina di opere pittoriche e di arte sacra, spesso rivendute attraverso case d'asta;

· falsificazione di opere d'arte, in particolare di arte contemporanea;

· commercio illecito di beni librari e archivistici;

· utilizzo dei canali telematici per la vendita illegale di beni culturali, in particolare di natura numismatica e archeologica.

Permane tuttora la grave situazione di pericolo in danno del patrimonio archivistico e librario nazionale custodito in istituti, enti e biblioteche pubbliche e private, situazione riconducibile a diversi fattori quali:

· l'ignoranza dei beni posseduti, causata dalla parziale e incompleta catalogazione dei testi;

· l'estrema facilità di trasporto, occultamento e parcellizzazione dei beni sottratti;

· la difficoltà di riscontro che incontrano gli Enti.

Tuttavia, nel 2011, il numero di documenti e libri denunciati come sottratti è stato nettamente inferiore a quello registrato nel 2010 (5.300 a fronte di 13.500). Inoltre le operazioni condotte nell'ultimo semestre registrano il considerevole recupero di circa 42.000 beni librari e archivistici e l'individuazione di ulteriori 1.800 circa.

La periodica verifica attuata dal Comando carabinieri tutela patrimonio culturale sui sistemi e sulle procedure di sicurezza presso biblioteche e archivi statali, nonché lo sviluppo di specifiche indagini, ha permesso di delineare un quadro di criticità ricorrente, sotto vari profili, perlopiù in quei contesti ambientali caratterizzati dalla presenza di cospicuo materiale documentale, archivistico e librario. Lo dimostra peraltro una recentissima indagine condotta dal Comando su un traffico illegale di volumi antichi asportati da un'importante biblioteca italiana. L'operazione si è conclusa con l'arresto dei responsabili e il sequestro di migliaia di importanti volumi.

In generale la vulnerabilità che rileviamo all'interno di contesti deputati alla custodia di un così vasto e importante patrimonio archivistico, librario e documentale è legato principalmente ai seguenti aspetti critici:

· mancanza o carenza di sistemi di sorveglianza anche "visiva" nei vari locali;

· criteri inadeguati per un inventario e una catalogazione credibili, proprio perché eseguiti in maniera sommaria. In proposito, i documenti (generalmente non fotografati) non vengono catalogati singolarmente, ma raccolti in faldoni tematici, a loro volta contenenti centinaia di singole carte. A questo si aggiunga che le richieste di consultazione generalmente non riguardano il singolo elemento d'archivio ma l'intero faldone tematico, offrendo al malintenzionato la possibilità di accedere a un numero indefinito di documenti;

· assenza della figura del responsabile tecnico alla sicurezza;

· assenza di registri di prelievo e riconsegna delle chiavi dei locali, che spesso risultano custodite in luoghi non protetti;

· mancata identificazione degli studiosi che accedono ai vari istituti;

· logistica non favorevole ad agevolare il controllo del patrimonio custodito.


Gli aspetti citati rappresentano un terreno fertile per favorire sottrazioni e più in generale "dispersioni" non documentate nel tempo.

Nei casi denunciati che pervengono dalle forze di Polizia e dagli uffici centrali e periferici del Ministero per i beni e le attività culturali risulta evidente che, spesso, non è possibile risalire a una data certa di sottrazione dei beni librari e archivistici, proprio in ragione dell'assenza di sistematici controlli che acclarino la presenza degli stessi beni.

Spesso ci si accorge del furto quando libri e documenti vengono ritrovati in vendita sul mercato, oppure quando vengono aggiornati gli inventari. Anche in questo caso si rileva, il più delle volte, una difficoltà a definire la causa dell'ammanco, ovvero se sia riconducibile ad azione delittuosa preordinata, che riguarda un ampio scenario di responsabili, oppure a indebiti prelevamenti posti in essere all'atto dello studio o della consultazione dei documenti da parte dell'utenza.

Quanto illustrato dimostra che la salvaguardia del patrimonio librario archivistico documentale necessita anche dell'ideazione e dell'approntamento di mirate predisposizioni tese alla salvaguardia sia dei beni stessi, sia dei luoghi in cui questi sono custoditi, come per esempio:

· l'installazione di sistemi meccanici ed elettronici di security (grate, impianti antifurto, antintrusione e di videosorveglianza), che possano servire da deterrente per i malintenzionati occasionali, nonché la semplice attivazione di un collegamento telefonico con le forze di Polizia, così da garantirne il tempestivo intervento in caso di necessità;

· il costante e metodico controllo dei beni da parte dei responsabili alla custodia, soprattutto in mancanza dei sistemi di difesa passiva.

Sono poi in via di sperimentazione altri strumenti tecnologici che potrebbero migliorare l'efficacia della custodia, come per esempio l'inserimento di microchip nel dorso dei volumi, nonché l'impregnamento delle rilegature con reagenti chimici in grado di segnalarne l'indebita sottrazione al passaggio attraverso appositi sensori elettromagnetici posti ai varchi di uscita. Mi rendo conto dell'onerosità delle spese da affrontare ma, almeno, si potrebbe pensare di incominciare a predisporre tali misure per quelle opere caratterizzate da un interesse "particolarmente importante", aventi carattere di rarità e/o di pregio.

Per concludere, rivolgo il mio auspicio affinché a questo convegno possano seguire ulteriori iniziative destinate a rafforzare la tutela, la conservazione e la fruibilità pubblica di un così straordinario patrimonio culturale, perché questo costituisce la memoria del genere umano e, in definitiva, la ricchezza di tutti noi.

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