Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

musei e beni culturali / immagini, mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Da oltre dieci anni il Gruppo Polaser unisce appassionati della fotografia Polaroid di tutta l'Italia per liberare la creatività ed esplorare territori artistici sempre diversi.
Arte a sviluppo immediato

Vittorio Ferorelli
[IBC]

Il bordo bianco delle polaroid, con la sua cornice rettangolare un po' più alta alla base, è oramai un'icona della moderna cultura visuale. È stato ideato per permettere di prendere facilmente con le dita la fotografia istantanea, che si sviluppa "da sé" a un paio di minuti dallo scatto, ma funziona come un invito esplicito alla libertà di azione e di manipolazione. Quel bordo sembra dire: prendimi, usa la fantasia e fa di me ciò che vuoi. A cominciare dalle scritte a penna, che su quel bianco vengono così bene.

Tra i vantaggi del sistema inventato alla fine degli anni Quaranta da Edwin Herbert Land - oltre allo sviluppo immediato che evita il ricorso a un laboratorio e che ne decretò il successo tra viaggiatori, gitanti, cultori dell'eros e rapitori - il più interessante è quello che stimola la libertà creativa: è la possibilità di piegare, segnare, bruciare, raschiare, incidere, colorare o decolorare, e "maltrattare" in molti altri modi i supporti fotografici, per farne altrettanti oggetti della propria arte.

Un'opportunità che il Gruppo Polaser, composto da artisti provenienti da varie parti d'Italia, ha trasformato in un sorprendente percorso di crescita comune, che merita di essere conosciuto (www.polaser.org). Costituito nel 2000 a Faenza (Ravenna), il gruppo è stato fondato da Pino Valgimigli, che fin dall'inizio ha indicato la strada con queste parole: "Andare oltre la fotografia, senza dimenticare la fotografia". Ovvero usare un mezzo tecnico specifico, il Polaroid, ma sfruttare le sue potenzialità creative per uscire dallo specifico fotografico ed esplorare quanti più territori creativi, senza porsi limiti di sorta: pittura, scultura, architettura, design, ceramica, letteratura... (dove i punti di sospensione contano almeno quanto l'elenco che li precede).

Tanti, quindi, i progetti realizzati in oltre dieci anni di attività, e molto diversi tra loro. Gli omaggi dedicati al pittore ottocentesco Silvestro Lega e al contemporaneo Alberto Burri. Le interpretazioni delle liriche di Dino Campana, di Salvatore Quasimodo, delle commedie di Molière. "Le 7 sorelle di Romagna... e dintorni", una lettura del territorio, dell'arte, della storia e della cultura a est del Santerno. "Viaggio nell'anima", un'installazione realizzata con taccuini "moleskine" in cui ogni artista, oltre alle foto, ha aggiunto riflessioni, poesie, disegni. "Il volo", una "sfida a tutte le forme di gravità che tendono ad appesantirci", lanciata in occasione del centenario del primo volo italiano.1

Alla fine del 2011, a Forlì, per celebrare il 150° dell'Unità d'Italia, il Gruppo Polaser, che ha soci dal Nord al Sud e che ha esposto in decine di città della Penisola, ha realizzato "La mia terra'', una mostra in cui ogni autore illustrava fotograficamente un verso dialettale scritto da un poeta della sua terra, accompagnato dalla traduzione italiana.2 Quest'anno, infine, a lato della mostra "Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre", ai Musei di San Domenico di Forlì, la collaborazione con "Stabile 5. Laboratorio per l'architettura" ha portato a realizzare il progetto "Instant900", che ha rivisitato monumenti, luoghi e opere d'arte realizzati in città tra la fine degli anni Venti e l'inizio dei Quaranta.

Durante la serata inaugurale, all'esterno dei Musei, un'installazione in ghiaccio contenente alcune delle polaroid in mostra è stata lasciata a sciogliersi davanti agli occhi stupiti degli spettatori. "Andare oltre la fotografia, senza dimenticare la fotografia": la direzione di marcia rimane invariata, anche ora che alla guida del Gruppo Polaser, al posto di Valgimigli, c'è Fabrizio Giulietti. Se gli chiedete come mai è così appassionato alle polaroid, anche ai tempi del digitale, vi risponde così: "Perché è 'materia', e per giunta materia viva da manipolare. Perché ogni scatto è un'esperienza unica, conclusa e irripetibile: niente copie, ristampe o ingrandimenti. Perché il mezzo tecnico si annulla in modo democratico, la fotocamera è una scatola di plastica uguale per tutti: quel che conta veramente è ciò che si ha nella testa, negli occhi e nel cuore".


Note

(1) Per una panoramica completa dei progetti realizzati nei primi dieci anni di attività: Gruppo Polaser. 2000-2010. Dieci anni di magia, a cura di P. Valgimigli, Torino, Federazione italiana federazioni fotografiche, 2010.

(2La mia terra, Faenza (Ravenna), Carta Bianca Editore, 2011.

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