Rivista "IBC" XXVII, 2019, 4

musei e beni culturali / pubblicazioni

Recensione a "Dal magnifico concerto all’ordinario metodo. Collezioni d’arte e musei d’Ancien Régime" di Sandra Costa.
Lo sguardo di fronte all’esposizione

Maria Luigia Pagliani
[Comitato scientifico "Bollettino piacentino"]

Il volume offre un ampio sguardo di sintesi sullo sviluppo delle collezioni e dei musei esaminati da due punti di vista: il percorso delle discipline storico artistiche da un lato e il tema del “vedere” e quindi del “mostrare” dall’altro.
Come sostiene Dominique Poulot, nella lunga e articolata prefazione (un saggio che − pur ancorato ai temi del libro − ne arricchisce ulteriormente la prospettiva), l’autrice “[…]rivisita in modo innovativo alcuni temi della storiografia degli ultimi decenni per quanto riguarda l’esperienza collettiva e la critica dello sguardo di fronte all’esposizione, le reciproche dinamiche di poteri e capolavori mediatizzati, e infine per ciò che concerne le complesse forme di accordo tra opere e spettatori”.  
L’arco cronologico esaminato nel libro dal XVII secolo si spinge fino alle soglie del XIX, quando la nuova società postrivoluzionaria afferma, anche nel campo museografico e collezionistico, un modo nuovo di esporre e fruire l’opera d’arte. L’ampio excursus temporale consente una lettura non schematica dei fenomeni. Ne scaturisce un panorama assai diversificato e mobile, non univoco, ricco di attori (collezionisti, visitatori, studiosi, viaggiatori, letterati, artisti) che di volta in volta, da appassionati raccoglitori a fruitori, da osservatori a critici, offrono al lettore contemporaneo una preziosa pluralità di sguardi e di opinioni. Il testo è inoltre corredato da una ricca e aggiornata bibliografia e da una raccolta di fonti in molti casi poco note o trascurate.

La ricostruzione storico−critica si sviluppa intorno a cinque temi che corrispondono ad altrettanti capitoli.
Il primo capitolo riguarda il delicato e complesso percorso evolutivo dalla tradizione collezionistica − aristocratica al museo pubblico e “nazionale” frutto della nuova cultura rivoluzionaria.
Al viaggiatore/studioso, tipico fruitore del museo privato o dinastico si sostituisce il “cittadino”, destinatario, non solo di un messaggio potente di orgoglio e identità nazionale, ma anche di una adeguata politica di educazione all’arte e alla storia.
Il secondo capitolo si focalizza sulle gallerie, dalle maggiori delle grandi famiglie aristocratiche alle minori. Di particolare interesse, in questo contesto, il tema dell’accesso, frutto, per le più famose collezioni nobiliari, di un’autentica selezione basata sia sulla relazione sociale ‒ la lettera di raccomandazione o presentazione ‒ sia sulla reputazione culturale del visitatore.
Il terzo capitolo è dedicato all’ esposizione temporanea, dai primi episodi italiani che rispondono ad uno scopo ancora prevalentemente devozionale alle esperienze parigine del Salon Carré del Louvre, prototipo della moderna esposizione sia dal punto di vista della fruizione estetica sia per la dimensione sociale dell’evento e il ruolo del pubblico, al quale è destinata una specifica quanto innovativa letteratura informativa.
La ricerca si chiude, negli ultimi due capitoli, con l’esempio di collezioni dinastiche la cui apertura al pubblico ebbe vasta eco nel dibattito culturale europeo: la raccolta di Dresda e quella imperiale del Belvedere a Vienna con un puntuale confronto dei criteri espositivi. Giunto all’ultima pagina il lettore tiene saldamente in mano il filo interpretativo delle complesse interazioni (frutto di conoscenze ma anche di comportamenti e consuetudini sociali) fra il pubblico dei visitatori e le opere esposte nelle sale.

Riferimenti bibliografici:

Sandra Costa , Dal magnifico concerto all’ordinario metodo . Collezioni d’arte e musei d’Ancien Régime, Bologna, Bononia University Press, 20119, pp. 232, ill. b.n., euro 25,00.

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