Rivista "IBC" XXVIII, 2020, 1

musei e beni culturali / interventi

Musei Civici di Reggio Emilia: quando la scuola abita il museo

Riccardo Campanini e Chiara Pelliciari
[Responsabili dei Servizi Educativi Musei Civici di Reggio Emilia]

L’attività educativa dei Musei Civici di Reggio Emilia, vera e propria mission istituzionale, si fonda da sempre su una stretta relazione con le scuole del territorio e sulla volontà di essere servizio a disposizione della comunità. Le azioni messe in campo per mantenere vivo il dialogo con le scuole in questi mesi difficili sono diverse: oltre a una proposta di didattica a distanza, è stato attivato il progetto Delivery Museum, con cui il museo va incontro agli studenti. Grazie a una apposita installazione, materiali originali, fac simile e riproduzioni in 3D arriveranno all’interno delle scuole creando un’occasione, per i ragazzi, di prendersi cura del patrimonio culturale, di studiarlo e scoprirlo.
La vera peculiarità è però il coinvolgimento dei Musei al progetto “Scuola Diffusa” (promosso dal Comune di Reggio Emilia attraverso il servizio Officina Educativa) per cui l’intera città diventa scuola attraverso un importante impegno di nuovi spazi destinati alla didattica. Una risposta attiva alle esigenze scaturite dalla pandemia che vuole però essere anche un’occasione per costruire nuovi contenuti didattici e nuove esperienze educative, in sinergia con gli stessi luoghi ospitanti, quali valori aggiuntivi di formazione e crescita della persona. Nello specifico, il progetto “Scuola in Museo” vede i Musei Civici accogliere ogni giorno, per tutto l’anno scolastico, due classi di scuola primaria e due classi di scuola secondaria di primo grado a Palazzo dei Musei e nella Biblioteca delle Arti, per un totale di circa 100 studenti. In aggiunta, altri 1200 studenti di un intero istituto comprensivo (tre scuole primarie e una secondaria di primo grado) vivranno l’esperienza del museo per una intera settimana, partecipando a laboratori e attività educative fra le collezioni in una rotazione continua tra le classi.
Un progetto che sin dall’inizio è stato assunto come un’opportunità per sviluppare le attività museali: non una semplice messa a disposizione di spazi, ma un’occasione unica per ripensare l’attività didattica attraverso un incontro tra valori educativi e necessità contestuali.
La presenza quotidiana dei ragazzi nello spazio museo, il dialogo costante con gli insegnanti e l’intreccio fra le diverse competenze stanno infatti profondamente modificando la progettualità dei Servizi Educativi. Il museo diventa davvero “contesto” sociale di apprendimento, capace di offrire un’esperienza formativa che può essere al contempo divertente, coinvolgente, capace di stupire ed incuriosire. Un’esperienza in perenne divenire, che si sviluppa e si modifica nel tempo, che si può monitorare giorno per giorno e che apre a nuove considerazioni attraverso l’ascolto dei ragazzi, i quali, con le loro azioni, determinano l’andamento delle proposte.
Proprio questa quotidianità, questo tempo dilatato rispetto alla solita fruizione di poche ore, consente di indagare la ricaduta che l’esperienza del museo può avere sugli apprendimenti. Osservare insegnanti e studenti che attraversano le collezioni vivendole in prima persona, non sentendosi ospiti ma attori protagonisti di questo luogo, è un’immagine inconsueta che ispira nuove strategie. Un museo in cui il capodoglio ti accoglie ogni mattina e in cui si danno nomi ad animali e scheletri, è un museo che diventa casa, che genera quel senso di responsabilità e di cura nei confronti del patrimonio che rimarrà, auspichiamo, segno indelebile nelle storie di questi ragazzi.
È questo il contesto in cui lo spazio aula si amplia e l’intero museo si offre come atelier a disposizione delle classi, in cui le idee prendono forma e sono continuamente messe in discussione.
In questi giorni in cui manca il pubblico, è significativo vedere le sale vuote riempirsi degli sguardi, delle parole e dei silenzi dei ragazzi. Ogni singola azione, racconto e proposta vede amplificata la sua importanza restituendoci quel valore educativo inestimabile che i beni culturali portano con sé. Le esperienze vengono vissute anche dando nuovi significati agli strumenti che abitualmente vengono messi a disposizione dei ragazzi: il taccuino personale, inizialmente nato per fissare pensieri e appunti, si sta trasformando in un “meta-museo”, uno spazio in cui i disegni degli oggetti delle collezioni diventano preziosi, in cui si raccolgono riflessioni e stati d’animo, e che aiuta tutti i ragazzi a trovare i propri piani di lettura e di interpretazione.
Le domande dei ragazzi legate agli oggetti e alle storie del museo, sorte naturalmente in seguito alle prime esplorazioni, sono oggi divenute arredo permanente nelle aule-laboratorio, una serie di interrogativi ai quali nessuno ha ancora dato risposta, che vanno aumentando giorno dopo giorno, ma che stanno trovando a poco a poco la strada per essere chiariti spontaneamente.
Al fine di monitorare gli sviluppi del progetto e le sue ricadute su ragazzi, insegnanti ed educatori, è iniziata una collaborazione con l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Unimore studierà, in particolare, l’efficacia del museo sugli apprendimenti, sullo sviluppo del pensiero critico e sulle strategie educative alternative.
Perché la scuola in Museo è un caso di studio unico e dal grande potenziale sia dal punto di vista della ricerca pedagogica che della didattica museale. La sfida degli ultimi mesi è stata quindi quella di progettare azioni educative che tenessero in considerazione prospettive nuove e auspicabili, orientate al cambiamento e alla ricerca, non solo per i mesi dell’emergenza, ma anche in un’ottica di ben più ampio respiro.

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