Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi

Nicolò dell'Abate alla corte dei Boiardo. Il Paradiso ritrovato, a cura di A. Mazza e M. Mussini, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2009.
Dopo lo strappo

Elisabetta Landi
[IBC]

"Neppure il minaccioso soldato con la spada sfoderata e con lo scudo nella mano sinistra" - scrive Angelo Mazza - "vigile custode all'ingresso della rocca di Scandiano, ha preservato questo edificio dal progressivo, inesorabile declino e, in particolare, la sua decorazione dal sistematico saccheggio". La razzia era quella del collezionismo ducale, che nel giro di alcuni decenni spogliò la residenza dei Boiardo delle pitture murali eseguite da Nicolò dell'Abate (1540-1543). Qui il conte Giulio fece lavorare l'artista, il meglio che il mercato dell'arte offrisse in quel momento: reduce dalle imprese che lo avevano qualificato come narratore di poemi cavallereschi raccontati in pittura, Nicolò rappresentava il versante colto di una produzione nella quale si miscelavano umori padani. Dalle grazie atmosferiche del Correggio alle cifre alchemiche del Parmigianino, attraverso la magia dei colori e dei bagliori di luce viveva, nel suo repertorio, l'universo della favola antica.

Alla Rocca, nel Camerino dell'Eneide e nella Sala del Paradiso, intonata al tema delle nozze di Psiche, il modenese impaginò suggestioni poetiche, sonorità immaginarie e luoghi di fantasia: l'ambiente di quel "favoleggiare" cortese, neocavalleresco e feudale, che gli dischiuse poi le porte di Fontainebleau, dove morì, artista dei Valois, nel 1571. Non è difficile immaginare quanto quel complesso decorativo facesse gola ai duchi d'Este. Per primo fu Francesco III a ordinare il distacco degli affreschi del Camerino (1772), poi seguì il suo esempio Francesco V, che affidò a Giovanni Rizzoli lo "strappo" delle decorazioni del Paradiso (1847). I frammenti, nel XIX secolo, finirono alla Galleria Estense. Ma dopo duecento anni di storia museografica, quando si pensava di conoscere quel ciclo figurativo, ecco che nel 2003 i restauri della Rocca rivelarono dipinti nascosti, paesaggi con città in lontananza, sfuggiti fortunosamente ai distacchi. Sono tracce importanti, che risarciscono una ferita di antica data e integrano il complesso decorativo.

Era doverosa, a questo punto, una mostra: dal 10 maggio all'11 ottobre 2009, dunque, il Comune di Scandiano e il comitato "Storie dipinte. Nicolò dell'Abate e la pittura del Cinquecento tra l'Italia e Parigi", in collaborazione con la Soprintendenza al patrimonio storico e artistico di Modena e Reggio Emilia, hanno promosso un'esposizione curata da Angelo Mazza e Massimo Mussini. Sono ottanta le opere dell'allestimento, che ha ricostruito con accorgimenti d'effetto il perduto assetto dell'appartamento comitale, ricongiungendo i frammenti della Galleria agli affreschi superstiti. Grazie al supporto dell'Opificio delle pietre dure, rivive uno dei momenti più alti della storia artistica del territorio, ripercorsa in catalogo dai saggi dei curatori, a cui si aggiungono, dopo la prefazione di Silvie Béguin, altre rassegne: sulla storia della contea (Montecchi) e la Rocca dei Boiardo (Morselli), sul Camerino (Cuoghi) e sugli "strappi" ducali (Silingardi), sull'iconografia della favola di Apuleio (Cavicchioli) e la vita musicale dei conti (Cavicchi), fino alla presentazione del recente restauro.


Nicolò dell'Abate alla corte dei Boiardo. Il Paradiso ritrovato, a cura di A. Mazza e M. Mussini, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2009, 335 pagine, 35,00 euro.

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