Rivista "IBC" XXII, 2014, 3

musei e beni culturali / immagini, progetti e realizzazioni

Il Museo "Francesco Baracca" di Lugo, con il contributo dell'IBC, ha acquisito la preziosa collezione "Baldini": quasi tremila cartoline italiane di propaganda della Prima guerra mondiale, che saranno presto consultabili on line.
Saluti dalla trincea

Serena Sandri
[Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia]
Daniele Serafini
[direttore del Museo "Francesco Baracca" di Lugo (Ravenna)]

Al Museo "Francesco Baracca", aperto nel 1926 nella Rocca estense di Lugo e trasferito nella Casa natale dell'eroe del primo conflitto mondiale nel 1993, è possibile ammirare uno dei pochi esemplari esistenti al mondo del velivolo SPAD VII, uno degli aerei della mitica 91ª Squadriglia comandata dall'asso degli assi dell'aviazione italiana, costruito in Francia nelle officine Blériot nel 1917. Su un fianco della fusoliera il grifo, simbolo della Squadriglia, mentre sull'altro svetta il Cavallino Rampante che, alla morte di Baracca, fu donato dai familiari a Enzo Ferrari per le sue vetture. Nell'atrio una Ferrari F300, guidata da Schumacher nel '98, unisce simbolicamente due grandi leggende del Novecento, ricordando le radici lughesi del marchio della Scuderia di Maranello. Oltre cinquecento tra cimeli, fotografie, lettere e filmati accolgono il visitatore nei tre piani dell'edificio in stile liberty, attualmente sottoposto a restauro e chiuso fino a maggio 2015, ma con una sede provvisoria aperta al pubblico nel castello estense.

Fulcro di un itinerario cittadino che comprende il Monumento, progettato e ultimato nel 1936 dall'artista faentino Domenico Rambelli, giudicato una delle massime espressioni della scultura italiana del Novecento, e la Cappella sepolcrale, collocata nel cimitero cittadino, il Museo è l'unica istituzione emiliano-romagnola la cui narrazione si sviluppa prevalentemente nell'arco di tempo che circonda la Prima guerra mondiale.

Alla definizione della mission del Museo "Baracca" ha concorso nel 2008 il suo comitato scientifico, delineando le aree tematiche di competenza e di interesse, che allargano in modo significativo il campo d'indagine rispetto al passato. Se per diversi decenni il Museo si è di fatto incaricato di custodire e celebrare il mito dell'Eroe, prestando scarsa attenzione al contesto storico, negli ultimi anni si è cercato di ampliarne la vocazione, sviluppando aree tematiche dedicate in particolare agli albori dell'aviazione e al ruolo di Baracca e del suo mito nell'immaginario collettivo.

Affinché la trama narrativa risultasse più convincente ed efficace, si è reso necessario un ripensamento per meglio inquadrare la vicenda di Baracca e degli altri pionieri dell'aviazione nel contesto storico, sociale e culturale della Grande Guerra e dell'epoca. Le parole chiave attorno alle quali il nuovo allestimento del Museo, in corso di attuazione, è stato pensato, restano quelle individuate nella fase del suo rilancio: storia, tecnica, mito. La novità invece verte su una loro diversa declinazione, che possa finalmente fare emergere elementi di coralità in passato trascurati, approfondire gli aspetti innovativi delle tecnologie legate allo sviluppo dell'industria bellica, e offrire una visione più organica dei primordi dell'aviazione. L'intento, oggi, è cominciare a rivolgere lo sguardo al conflitto nella sua interezza e nella sua complessità, tanto più che quest'area tematica riveste un'importanza strategica, anche in funzione di una crescita dei visitatori, per qualificare ulteriormente un museo che si è guadagnato numerosi consensi e che è pronto per l'appuntamento quadriennale con il centenario del primo conflitto mondiale (2014-2018).

La recente acquisizione del fondo "Baldini" - nel merito del quale, in questo articolo, entra Serena Sandri - è frutto dell'impegno congiunto del Comune di Lugo - Museo "Baracca" e dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC). Si tratta di un acquisto importante, da parte di due enti pubblici capaci di valorizzare culturalmente il materiale e custodire la memoria dell'evento bellico. Il Comune di Lugo, con il Museo "Baracca", si impegna infatti a conservare la raccolta "Baldini" in spazi adeguati, con strutture espositive e conservative che ne consentano un'ottimale fruizione permanente da parte del pubblico e degli studiosi. La scelta dell'acquisto indica anche un posizionamento diverso del museo e della sua identità: un'istituzione che, pur mantenendo Francesco Baracca e l'aviazione dei primordi quali core business, ha scelto di cimentarsi con un progetto storico-culturale più ampio. Ed è proprio su queste basi che si fonda il protocollo d'intesa con l'IBC, che riconosce nella collezione "Baldini" un importante arricchimento della raccolta documentaria del Museo, prevedendo interventi e azioni mirate tra cui:

· la digitalizzazione delle cartoline: da poco ultimata, permette la fruizione del materiale su schermo touch screen e l'allestimento di percorsi tematici interni alla collezione, corredati da brevi testi esplicativi e da una serie di approfondimenti accessibili tramite appositi link;

· esposizioni temporanee di gruppi di cartoline su temi specifici, inquadrate da testi, che possono coinvolgere più discipline: storia, storia dell'arte, studi di genere (come la rappresentazione e gli "usi" della figura femminile o dei bambini in tempo di guerra);

· l'imminente pubblicazione da parte dell'IBC, in una sua collana, di un volume sulla collezione, con contributi di diversi studiosi e con presentazione di una scelta dei pezzi delle diverse sezioni in cui è organizzato il materiale della collezione "Baldini".

· un'anteprima del fondo in occasione di "Artelibro", a Bologna, con un appuntamento in calendario venerdì 19 settembre 2014 a Palazzo Re Enzo.


Grazie all'accordo a cui si fa riferimento, l'IBC riconosce il Museo "Baracca" come "soggetto di interesse regionale per le caratteristiche di specializzazione tematica e di ricchezza di materiali sulla Prima guerra mondiale" e pertanto, a partire dalla valorizzazione del fondo "Baldini", si impegna a elaborare comuni percorsi tematici e azioni da condividere nell'ambito degli eventi che caratterizzeranno il periodo 2014-2018, legati al centenario dell'inizio e della fine del primo conflitto mondiale, appuntamenti per i quali il Museo ha già ottenuto l'autorizzazione ministeriale a utilizzare il logo predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Tra queste azioni, partendo dalla tipologia della collezione "Baldini", sarebbe utile avviare prossimamente uno studio comparativo con analoghe forme di propaganda maturate Oltralpe, sia in campo alleato che avverso, tramite un'iniziativa convegnistica di respiro internazionale. Un'occasione che potrebbe segnare una svolta interessante anche per la vita del Museo "Baracca", consolidando un percorso virtuoso già in essere.

[Daniele Serafini]


La collezione "Baldini": guerra e propaganda in cartolina

L'origine della collezione risale all'immediato primo dopoguerra, allorché il fante ravennate Enrico Baldini, classe 1898, mutilato e decorato della Grande Guerra, iniziò a raccogliere occasionalmente cartoline italiane di propaganda, coltivando una passione verso questo genere di pubblicistica che, dopo la morte sopraggiunta nel 1977, fu ripresa dal giovane nipote Eraldo Baldini, oggi scrittore affermato e saggista. Il nucleo originario è stato ampliato e integrato nel corso di decenni attraverso ricerche sistematiche e capillari che hanno generato una raccolta pressoché completa, composta da 2906 cartoline italiane di propaganda della Prima guerra mondiale raccolte in 7 album.

In seguito all'acquisizione congiunta del Comune di Lugo e dell'IBC, l'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia ha curato le operazioni di inventariazione, digitalizzazione, catalogazione e ricerca storica. Gli interventi sono stati pianificati rispettando i criteri selettivi seguiti dal collezionista (fondamentali per la formazione di questo raro insieme omogeneo) e mantenendo l'ordinamento originario. Le cartoline all'interno degli album risultano raggruppate per soggetti, puntualmente riportati a stampa su cartoncini che dividono le diverse sezioni. I temi, in sequenza, sono i seguenti:

· Album 1. I tanti volti della propaganda.

· Album 2. In "zona di guerra".

· Album 3. Ironia e satira.

· Album 4. Trento e Trieste, la patria, la bandiera, le allegorie.

- "Prestito Nazionale", aiuti e sovvenzioni.

- Dalla parte delle vittime: mutilati, invalidi, caduti, orfani, ecc.

- Assistenza ai feriti, Croce Rossa.

- La vittoria, il dopoguerra, la ricostruzione.

· Album 5. La guerra dei bambini, delle donne, delle famiglie.

· Album 6. Forme di religiosità tra devozione e propaganda.

- Festività e auguri in tempo di guerra.

- Le grandi serie degli illustratori: Tommaso Cascella.

- Le grandi serie degli illustratori: Louis Raemaekers.

- Foto-montaggi.

· Album 7. Armati di matita. Illustratori della Grande Guerra:

- Aurelio Bertiglia.

- Umberto Brunelleschi.

- Plinio Codognato.

- Eugenio Colmo detto Golia.

- Domenico Mastrioanni.

- Achille Luciano Mauzan.

- Giuseppe Mazzoni.

- Attilio Mussino.

- Antonio Rubino.

- Enrico Sacchetti.

- Adelina Zandrino.


La digitalizzazione è stata eseguita su due livelli qualitativi, ad alta e media risoluzione spaziale, e ha interessato anche il verso della cartoline quando queste risultavano essere scritte o viaggiate. Queste ultime, pur essendo presenti nella raccolta in numero esiguo, forniscono un esempio interessante, seppure parziale, di quella impellenza di comunicare che caratterizzò il primo conflitto e che generò una "mobilitazione scritturale" senza precedenti. 1

La catalogazione è stata eseguita impiegando il modello ministeriale di scheda S-Stampe dell'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione, nella versione 3.00, a un livello inventariale, con l'utilizzo del software Samira. Le schede confluiranno pertanto, previa revisione, nel Catalogo del patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna e saranno consultabili on line. La possibilità di accedere facilmente a un numero così elevato di cartoline di propaganda della Grande Guerra e alle relative schede descrittive non conosce a oggi precedenti. Difatti, nei pochi database italiani disponibili in rete che contengono questo genere di cartoline, la descrizione dei singoli pezzi si limita per lo più alla trascrizione di eventuali didascalie presenti sui supporti, riportate in forma di titolo, rendendo di conseguenza complicato reperire le relative informazioni.


La collezione "Baldini", per l'elevato numero di pezzi in essa contenuti, rappresenta in maniera quasi esaustiva quella che fu la produzione italiana di cartoline illustrate di propaganda durante la Grande Guerra. Si tratta di una produzione imponente che può essere compresa solamente se si analizzano alcuni fattori, apparentemente banali, ma che di fatto furono determinanti.

Innanzitutto la cartolina, forma archetipa di arte popolare, era un oggetto familiare capace di insinuarsi facilmente nel vivere quotidiano di ogni strato della società e di influenzare, con l'immediatezza delle sue immagini, lo stato d'animo collettivo; 2 inoltre i costi di produzione erano contenuti. Se si considera poi che in Italia il tasso di analfabetismo rilevato dal censimento del 1911 si aggirava su una media nazionale del 37%, con punte che arrivavano al 70% nelle regioni meridionali, 3 si comprende bene perché la cartolina si presentasse come il "veicolo pubblicistico per eccellenza", 4 in quanto rispondeva all'esigenza di mantenere vivi i legami affettivi, richiedendo uno sforzo di scrittura minimo: "si può scrivere pochissimo, anche solo la propria tremolante firma, e poi, valicati gli spazi, si incarica lei di parlare: con le figure, i colori, i motti". 5

La collezione raccoglie le cartoline che circolarono in prevalenza nel cosiddetto fronte interno; sono pertanto escluse tutte quelle reggimentali o emesse da altre unità militari. 6 Pur presentando differenti tipologie di soggetto, sono accomunate da un linguaggio figurativo semplice, immediato e al contempo graffiante. Le immagini e i testi riportati trasmettevano messaggi di grande impatto emotivo, che intendevano spronare la popolazione a prendere atto della guerra, a reagire e a formarne lo spirito patriottico, coinvolgendo anche quelle classi popolari e operaie che allo scoppio del conflitto, nel 1914, avevano assistito con un certo distacco all'euforia interventista. 7

Le cartoline presenti nel fondo possono essere suddivise in tre tipologie: quelle esclusivamente testuali, quelle composte da immagine e testo, e infine quelle che recano solamente l'immagine. Le prime, presenti in numero esiguo, circolarono verosimilmente presso un pubblico ristretto e acculturato, dato l'impiego di un linguaggio elaborato e strabordante di retorica. La seconda categoria è invece più diversificata: qui il testo può comparire in forma di inno, proclama, slogan, appello, preghiera, vignetta. Vi sono cartoline dove la retorica figurativa è rafforzata da quella letteraria, con la frequente riproposizione di versi e frasi patriottiche scritte da autorevoli personaggi della cultura o della politica italiana (Carducci, Oberdan, Mazzini, Pascoli, d'Annunzio, Salandra, la regina Margherita); quelle dove immagine e testo si integrano, come nel caso delle illustrazioni satiriche corredate da vignette o, ancora, delle immagini che contengono al loro interno delle frasi; altre dove il testo forza il discorso visivo nel tentativo di amplificarne l'efficienza, in particolare nelle emissioni per le opere di assistenza ai soldati o per i prestiti di guerra; infine ne troviamo alcune dove il testo decodifica l'immagine ripetendo, in funzione didascalica, quanto è già desumibile dalle figure.

Le cartoline che recano solamente l'immagine, largamente presenti nel fondo, sono caratterizzate dall'impiego di una koinè inequivocabile e dalla reiterazione di determinati impianti iconografici, alcuni dei quali diverranno icone della moderna apologia bellica: ne sono esempio le rappresentazioni allegoriche dell'Italia, della Pace o della Vittoria, o, ancora, l'immagine dell'impavido alpino o bersagliere nell'atto di issare la bandiera italiana su una cima montuosa.

La catalogazione ha rivelato l'esistenza di un numero imponente di soggetti che, a vario titolo, contribuirono alla produzione di questo genere di cartoline. Si contano oltre 350 produttori tra case editrici e tipografie, molte delle quali compaiono solo con sigle e monogrammi, senza indicazione di luogo: allo stato attuale degli studi, non se ne sa pressoché nulla. Il numero complessivo di enti, ditte, comitati, associazioni, organizzazioni e istituti di credito supera le 150 unità. Molti di questi organismi, come si evince dal verso delle cartoline, devolvevano il ricavato delle vendite in opere assistenziali destinate ai soldati e alle loro famiglie.


La produzione della maggior parte delle cartoline presenti nella raccolta risale ai primi due anni di guerra (1915-1917) e fu il risultato di iniziative spontanee, di natura privata, che proliferarono al di fuori di ogni controllo politico e militare. In Italia infatti, a differenza di altri paesi belligeranti, non esistevano appositi organismi preposti alla propaganda, né sul fronte interno né su quello estero. Fu solamente dopo la disfatta di Caporetto che ci si rese conto dell'importanza di un'azione centralizzata di propaganda, al fine di coinvolgere ideologicamente la popolazione che fino ad allora aveva assistito a una guerra per lo più incomprensibile, complice l'informazione fuorviante manipolata dalla censura. Non a caso le cartoline in franchigia, a contenuto espressamente propagandistico, ben rappresentate nella collezione, furono emesse dai corpi d'armata solamente a partire dal gennaio del 1918. 8

Nel corso dell'ultimo anno di guerra, in capo all'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo, furono costituite le sezioni P-Propaganda, dislocate su tutto il territorio nazionale, sia fra le truppe, sia fra la popolazione. 9 Tali sezioni tessero strette relazioni con molti organismi - tra cui la Croce Rossa, l'YMCA (Young Men's Christian Association), le Opere Federate, l'Unione Insegnanti, la Dante Alighieri - che, fra le altre cose, s'impegnarono nella produzione di un buon quantitativo di cartoline presenti nella collezione. 10 Pertanto, nelle varie iniziative editoriali che seguirono Caporetto, non è semplice distinguere la ragione di Stato dall'iniziativa privata, spesso ci si trova di fronte ad azioni promiscue.

Un altro dato importante emerso dalla catalogazione è l'alto numero di artisti, pittori, incisori, caricaturisti, illustratori e cartellonisti impegnati nella produzione di questo genere di cartoline: sono oltre 320 le firme censite. Vi si trovano nomi importanti dell'illustrazione italiana (Rubino, Codognato, Mussino, Ventura, Ramo, Sacchetti, Brunelleschi, Nasica, Dudovich, Mazza, Mauzan, Golia, Bertiglia), molti dei quali provenivano da esperienze di collaborazione con periodici e riviste, o lavorarono nell'ambito della cartellonistica e, durante il conflitto, illustrarono i cosiddetti "fogli di trincea", periodici destinati a risollevare il morale dei soldati al fronte. 11 La collezione è altresì costellata da nomi e pseudonimi di autori sconosciuti o di cui si sa molto poco, le cui firme però ricorrono spesso fra le pagine degli album e che pertanto meriterebbero di essere oggetto di approfondimento (fra i quali si segnalano: Cherubini, Pizzolato, Buzzini, Luca Fornari, Dody, Oreste Gustavino, Rico).

Alcuni artisti vissero in prima persona il dramma della guerra, combattendo al fronte: è il caso del pittore-soldato Tommaso Cascella, che in una rara serie, splendidamente conservata nella raccolta, realizza vere e proprie opere d'arte nel piccolo formato della cartolina. 12 Alcuni illustratori si specializzarono in generi ben precisi, è il caso delle bellissime figure femminili di Nanni, dei bambini di Bertiglia e di Golia, dei soldati al fronte ritratti da Salvadori e Pizzolato, dei capi di stato caricaturizzati da Mastroianni e Rizzi, o dello stereotipo del nemico brutale ideato da Sacchetti.

La catalogazione ha pertanto restituito un numero elevato di informazioni, che consentono di approfondire lo studio di questo genere di documento e di spingere lo sguardo anche al di là delle immagini, nei territori impervi della produzione e della diffusione, che tuttavia richiedono di essere ancora solcati per comprendere appieno quello che si rivelò essere un sorprendente strumento di propaganda.

[Serena Sandri]


Note

( 1) N. Fasano, 1914-1918 L'inutile massacro, a cura dell'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti, Città di Castello (Perugia), Graphicolor, 2009, pp. 34-35.

( 2) B. Jones, B. Howell, Le arti popolari della Prima guerra mondiale, Torino, Studio Forma, 1976, p. 13.

( 3) N. Fasano, 1914-1918 L'inutile massacro, cit., p. 97.

( 4) N. della Volpe, Esercito e Propaganda nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1989, p. 45.

( 5) M. Isnenghi, Cartoline di guerra. Per un catalogo, in La guerra in cartolina. Cartoline della Grande Guerra, a cura dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Tuglie, Tuglie (Lecce), Amministrazione comunale, 1982, pp. 9-20, cit. a p. 10.

( 6) Per questo genere di cartoline si rimanda al volume: L. Amedeo de Biase, Le cartoline delle Brigate e dei Reggimenti di fanteria nella guerra del 1915-1918, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, 1993.

( 7) Sul tema della rappresentazione della guerra e della propaganda si rimanda al volume: La Grande Guerra degli artisti. Propaganda e iconografia bellica in Italia negli anni della prima guerra mondiale, a cura di N. Marchioni, Firenze, Polistampa, 2005, in particolare le pp. 43-52.

( 8) D. Porcedda, Strategie e tattiche del servizio propaganda al fronte, in L'arma della persuasione. Parole e Immagini di Propaganda nella Grande Guerra, a cura di M. M. Dan e D. Porcedda, Gorizia, Edizioni della Laguna, 1991, pp. 95-124; N. della Volpe, Esercito e Propaganda nella Grande Guerra, cit., pp. 33-38.

( 9) G. L. Gatti, Dopo Caporetto. Gli ufficiali P nella Grande guerra: propaganda, assistenza, vigilanza, Gorizia, Editrice Goriziana, 2000.

( 10) A questo proposito si veda: La propaganda nella grande guerra tra nazionalismi e internazionalismi, a cura di D. Rossini, Milano, Edizioni Unicopli, 2007, in particolare pp. 46-59.

( 11) Il tema dell'illustrazione in tempo di guerra è affrontato diffusamente in: P. Pallottino, Storia dell'illustrazione italiana, Cinque secoli di immagini riprodotte, Firenze, Usher arte, 2010, pp. 308-331. Per la cartellonistica si rimanda a: M. Miele, C. Vighy, Manifesti illustrati della Grande Guerra, Roma, Fratelli Palombini Editori, 1996, in particolare pp. 10-12.

( 12) Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Pittori-Soldato della Grande Guerra, a cura di M. Pizzo, Roma, Gangemi Editore, 2005, in particolare si rimanda al testo di Alessandra Merigliano dedicato a Cascella: pp. 83-84.

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